Il primato del progetto

Conversazione con Pierluigi Nobili e Stefano Sappa

Lo storyboard è un racconto per immagini - normalmente disegni - usato dai registi per poter “vedere”

il film prima della sua effettiva realizzazione.

In che senso avete sostituito il catalogo tradizionale con questo volume, definito appunto Storyboard?

Stefano Sappa:

Nel catalogo classico del nostro settore si punta sulla sensazione, sull’ambientazione,

sull’impatto emozionale-estetico. Il prodotto viene di conseguenza in seconda battuta.

Abbiamo fatto una scelta diversa: abbiamo privilegiato alcune immagini della nostra attività,

concentrando l’attenzione sul ciclo produttivo, sul come e da chi è fatto il prodotto: dettagli di mate-

riali, di lavorazione, della prova in acqua dei corpi a incasso, ad esempio.

Come in un film o in un documentario.

Pierluigi Nobili:

Era nostra intenzione dare una prima idea immediata, attraverso la fotografia e la documentazio-

ne, delle nostre scelte tecniche e del nostro “modus operandi”. Con un dettaglio della ceramica,

ad esempio, vogliamo sottolineare che siamo gli unici a continuare ad usare la porcellana nella

doccetta.

Nella prima parte del volume è dato grande spazio alla realizzazione artigianale, manuale, pre-industria-

le, che l’azienda Stella aveva ai suoi albori. Quanto resta oggi di quel modo di produrre?

Stefano Sappa:

Della nostra ascendenza artigiana rimane sicuramente la libertà di dare priorità

al progetto, al progettare: nella grossa tiratura il progetto è come tarpato in diversi suoi aspetti,

perché si pensa già alla sua messa in produzione. In Stella invece tutto si plasma secondo il progetto:

il rubinetto Titian di Michele De Lucchi con Philippe Nigro ha delle importanti complicazioni di

lucidatura, non per questo si è abbandonata la sua realizzazione.

Oppure si pensi alle forme di Firenze o a Casanova, forme che per le loro peculiarità non sono

certamente destinate alle grandi tirature. In questo senso direi che siamo fieri di conservare un’ani-

ma artigiana.

Pierluigi Nobili:

Sono in linea con Stefano Sappa. L’eredità più grande che gelosamente custodiamo è la capacità di

dare vita alla progettazione più ardita.

La capacità di plasmare manualmente integrando e andando oltre la macchina.

Vecchio e nuovo in Stella si armonizzano. Si pensi alla vicenda della serie Eccelsa.

Quando venne ripresa, dopo diversi anni di interruzione, venne riprodotta in tutto e per tutto la

versione del 1929, conservando tutte le asperità realizzative - e con esse il fascino - di un disegno così

datato.

Inoltre è stata prototipata la serie Vittoria del 1932 con maniglie in bachelite,

pur scegliendo di non produrla in quel momento. In compenso sono state fatte nuove serie con le

sinergie che Nobili ha potuto mettere a disposizione di Stella. Volevamo che Stella tornasse a fare

ricerca com’è nelle sue corde.

Nel corso della sua storia, Stella ha avuto a che fare con nomi importanti del design internazionale,

nomi che hanno contribuito alla sua fortuna disegnandone i prodotti.

Proviamo a tracciare una linea evolutiva che colleghi le prime serie Stella alle ultime nate, quelle firmate

Michele De Lucchi, alla ricerca di una essenza comune.

Stefano Sappa:

Io riconosco nelle varie serie una sorta di coraggio progettuale comune.

La ricerca di ergonomia e di proporzione che hanno reso eterna la serie Roma, il futurismo di Eccel-

sa, certe bocche disegnate da Carlo Santi, l’acquisto del brevetto Morisseu per realizzare con Box il

primo rubinetto con

azionamento joystick, il brevetto Protector per Aster o la ricerca di forme ispirate dalla natura come

il movimento curvo di Bamboo o la floralità di 130, fino ai terrazzamenti di Titian, la plasticità ar-

chitettonica che va da Eccelsa del 1929 fino a Stella di Scacchetti passando attraverso Foster, Firenze

e Casanova.

È come se ogni volta Stella fosse riuscita a farsi interprete dell’avanguardia progettuale. Tornando a

Eccelsa,

ad esempio, ha saputo dare espressione a una forma e un’eco culturale, quelle del futurismo.

Non è dato sapere se sia stata l’idea di un designer o di un ufficio tecnico,

ma conta poco; è subito riconoscibile come prodotto Stella.

Pierluigi Nobili:

La mia storia personale e professionale è legata a doppio filo al rubinetto.

Ho sempre visto nel rubinetto Stella il rubinetto d’arte, l’opposto del rubinetto seriale in grandi

tirature.

Titian è una scultura di De Lucchi prestata all’azienda.

Ho sempre visto Stella come il pioniere di tutto il distretto, l’innovatore, l’apripista che crea il pezzo

unico.

L’acquisizione di Stella da parte del gruppo Nobili. Una scelta di cuore o di ragione?

Cos’ è cambiato, per Stella ovviamente, ma anche per Nobili, dopo l’acquisizione?

Pierluigi Nobili:

Direi tanto di cuore quanto di ragione. Il cuore ci ha fatto desiderare di provare a salvare un’a-

zienda storica e la ragione ci faceva pensare che ce l’avremmo fatta. La nostra scelta è stata di non

relegare Stella alla totale classicità ma di mantenerne l’essenza e fornirle i mezzi per creare qualcosa

di nuovo.

Stella e Nobili hanno una cosa in comune: una produzione completamente interna, in totale

autonomia. Stella ha potuto riappropriarsene proprio con l’acquisizione Nobili, azienda che ha

potuto dotarla di quanto in quel momento le mancava.

Nel volume che De Agostini ha dedicato a Stella e alla storia dell’ingegno italiano nel Novecento si cerca

di capire, discutendone con designer e architetti contemporanei, il segreto di un prodotto che resta in

produzione a lungo, sopravvivendo a mode e tempi.

Centro di questa discussione proprio le serie Stella Roma, Italica ed Eccelsa.

Dove credete si trovi la magia di un rubinetto identico a se stesso da quasi cent’anni?

Stefano Sappa:

Direi in una perfetta combinazione fra funzionamento e bellezza.

Il rubinetto a vitoni meccanici funziona in qualsiasi condizione, a lungo, in modo ecologico,

e la scelta fra acqua fredda e calda è una scelta intuitiva.

Quanto alla bellezza, una bella donna della Belle époque sarebbe indiscutibilmente una bella donna

anche oggi.

Pierluigi Nobili:

Talvolta mi capita di pensare alle microtrasformazioni che ha avuto la serie Roma negli anni, con-

solidando una propria essenza unica, inimitabile. Una proporzione perfetta.

Nel nostro settore, come in altri, normalmente si progetta una serie nuova valutando le linee di

tendenza del mercato e creando il rubinetto di conseguenza; nella Roma, indifferente a tutto

questo, è la durata che resiste agli anni, al tempo, un’idea che continua a realizzarsi ed affermarsi.